Vantaggi e svantaggi di Cloud: la nuova nuvola di dati
Negli ultimi mesi una delle parole più pronunciate in ambito informatico è stata “cloud”, che letteralmente significa “nuvola”. Come forse già sappiamo, la nuvola ha da sempre rappresentato graficamente “Internet”. Non conosciamo chi e quando ha voluto per primo esprimere con la nuvola questa nuova entità verso la quale i sistemi, dapprima con semplici browser, iniziavano a connettersi; è però certo che l’intuizione ha avuto successo.
La nuvola, il cloud, e la rete Internet sono quindi strettamente collegate. La Rete, nata nel lontano 1969 con il nome di Arpanet, si è evoluta nel tempo fino al 1991, anno in cui con la definizione del protocollo http e la nascita del World Wide Web (WWW) prende il nome di Internet. L’intento è quello di connettere tra loro più computer con lo scopo di condividere informazioni, documenti, risorse ecc. Ognuno ha la possibilità di connettersi a sistemi, server, pubblicare pagine e siti web e rendere disponibili ad altri le proprie conoscenze. La necessità di condivisione diventa la spinta per la creazione della rete. I PC quindi si possono connettere a Internet, ma nessuno (o pochi) sanno realmente cos’è, o meglio cosa c’è dietro, come mi connetto e quali sono i servizi che consentono di farlo. Questo nuovo servizio consiste in una specie di “magazzino virtuale” dove l’utente può inserire tutti i suoi contenuti per potervi poi accedere di nuovo semplicemente tramite una connessione internet da qualsiasi dispositivo. Si potrebbe così dire addio alla rincorsa dei costruttori nel dotare i propri dispositivi di memorie fisiche sempre più ampie, con un notevole risparmio economico sia per il costruttore che per il consumatore.
Tuttavia, nonostante i vantaggi, i sistemi di cloud computing vengono criticati principalmente per l’esposizione degli utenti a rischi legati a:
1) Sicurezza informatica e privacy degli utenti:
Utilizzare un servizio di cloud computing per memorizzare dati personali o sensibili, espone l’utente a potenziali problemi di violazione della privacy. I dati personali vengono memorizzati nelle Server Farms di aziende che spesso risiedono in uno stato diverso da quello dell’utente. Il cloud provider, in caso di comportamento scorretto o malevolo, potrebbe accedere ai dati personali per eseguire ricerche di mercatoe profilazione degli utenti. Con i collegamenti wireless, il rischio sicurezza aumenta e si è maggiormente esposti ai casi di pirateria informatica a causa della minore sicurezza offerta dalle reti senza fili. In presenza di atti illegali, come appropriazione indebita o illegale di dati personali, il danno potrebbe essere molto grave per l’utente, con difficoltà di raggiungere soluzioni giuridiche e/o rimborsi se il fornitore risiede in uno stato diverso da paese dell’utente. Nel caso di industrie o aziende, tutti i dati memorizzati nelle memorie esterne sono seriamente esposti a eventuali casi di spionaggio industriale.
2) Problemi internazionali di tipo economico e politico.
Possono verificarsi quando dati pubblici sono raccolti e conservati in archivi privati, situati in un paese diverso da quelli degli utenti della “nube”. Produzioni cruciali e di carattere intellettuale insieme a una grande quantità di informazioni personali sono memorizzate crescentemente in forma di dati digitali in archivi privati centralizzati e parzialmente accessibili. Nessuna garanzia viene data agli utenti per un libero accesso futuro.Altre problematiche sono legate alla localizzazione degli archivi della “nube” in alcuni paesi ricchi. Se non regolato da specifiche norme internazionali ciò potrebbe:aumentare il “digital divide” tra paesi ricchi e poveri (se l’accesso alle conoscenze memorizzate non sarà liberamente garantita a tutti).favorire principalmente grandi corporation con «organismi policentrici” e “menti monocentriche” dislocate principalmente nei Paesi della “nuvola”, essendo la proprietà immateriale considerata come un fattore strategico per le moderne economie “knowledge-based.
di Donatella Rendine
Bambini: così bravi al computer, non sanno allacciarsi le scarpe
Piccoli maghi del computer che sanno usare il mouse alla perfezione ma senza alcuna dimestichezza con i lacci delle scarpe. E’ la fotografia dei bambini di oggi scattata da uno studio di una società che si occupa di sicurezza su Internet, su 2.200 madri di 11 Paesi. I risultati,riportati dal quotidiano britannico “Daily Mail”, dimostrano che alle tappe di crescita della “tradizione” vanno sostituendosi quelle “digitali”. Troppo impegnati, i genitori non insegnano ai figli le abilità pratiche, dall’andare in bicicletta ad allacciarsi le scarpe da soli. Così, secondo dei ricercatori, invece di vivere esperienze nel mondo reale, i bimbi imitano i “grandi” usando alla perfezione i cellulari e le altre ” diavolerie” tecnologiche, a spese del proprio sviluppo sociale e benessere fisico. Per Sue Palmer, esperta di sviluppo del bambino, “incoraggiando i piccoli a vivere un’esperienza virtuale” si rischia di compromettere il loro normale sviluppo. “Sono abituati- ha spiegato- alla soluzione rapida e alla facile ricompensa nella comunicazione, e non imparano a investire lo sforzo emotivo necessario nei rapporti reali”. Quello che serve oggi per uno sviluppo corretto- ha sottolineato l’esperta- “è un gioco reale con persone reali”. Il 23 per cento dei bambini coinvolti nella ricerca ha dichiarato di saper usare il cellulare e un quarto di navigare tra i siti web con facilità. Inoltre un bambino su 5 ha sviluppato i suoi sensi tra smartphone e iPad, due terzi sanno usare il computer e il 73 per cento sa come muovere il mouse. Tanto spigliati nella vita digitale, quanto impacciati con questione di vita reale: soltanto l’11 per cento ha imparato ad allacciarsi le scarpe da sole prima degli undici anni.
di Donatella Rendine
E’ vero che scrivere fa bene all’anima?
Scrivere fa bene alla salute, sia quella psichica che fisica. È un naturale processo umano l’atto di costruire storie, ed una naturale propensione umana cercare di dare un significato a quello che ci circonda. Ed il racconto autobiografico, grazie al quale possiamo arrivare a comprendere le nostre esperienze e noi stessi, è uno strumento potentissimo per la salvaguardia del nostro benessere psico-fisico. Tenere un diario, sul quale annotare, ogni giorno e a lungo andare, le esperienze e gli eventi negativi da cui siamo rimasti sconvolti o che hanno profondamente segnato la nostra vita, è una vera e propria auto-terapia e giova al benessere fisico e psicologico, riducendo lo stress e la suscettibilità allo sviluppo di malattie e migliorando l’umore e lo stato psicofisico generale.
Scrivere, infatti, rappresenta il movimento incessante del nostro pensiero che si concretizza, riesce a dare forma a ciò che pare tante volte impossibile da comunicare verbalmente per pudore? Per inabilità? Per impossibilità oggettiva? Non si butta fuori ciò che fermenta all’interno, ciò che cresce e inonda sino a ridurre lo spazio psichico individuale sostituendolo con una colata di sofferenza, di emozioni devastanti.
Le parole, le frasi prendono vita al di là del rispetto della sintassi e dell’ortografia, perché non è il virtuosismo che andiamo cercando, bensì quel canale del quale solo noi possediamo l’accesso; quel canale psichico nel quale svuotare la nostra sofferenza. Inoltre, la scrittura rappresenta una modalità atta a meglio interpretare la realtà, in quanto “parola scritta”, resa reale, ferma, ripetibile a distanza di tempo, contrariamente alla parola orale che è immediata, ma a volte scivola senza lasciare traccia. Permette di costruire significati, di costruire mondi possibili ed alternativi nei quali ricominciare ad esistere e ad agire.
Tuttavia, non basta dar libero sfogo alle emozioni che un certo evento traumatico ci sta procurando e tradurle in parole, ma è anche, e soprattutto, necessaria un’elaborazione cognitiva dell’evento. L’organizzazione ed il ricordo di esso in modo coerente, l’integrazione di pensieri e sentimenti, dà vita ad un processo ricostruttivo dello stesso che diventa un vero e proprio racconto, una storia significativa, con riflessioni razionali che quasi mirano a voler spiegare agli altri le ragioni dell’evento stesso e che comportano immediati cambiamenti cognitivi, perché ci si confronta con le emozioni connesse all’evento traumatico narrato e se ne controlla l’impatto. Per star meglio, insomma, basta carta e penna.
di Donatella Rendine
Alice con gli occhi a mandorla
Questa galleria contiene 4 immagini.
A immaginarla con gli occhi a mandorla non ci riusciremo mai, eppure Alice, la più europea dei personaggi letterari, ha trovato casa proprio a Tokyo. Disegnato da Eiichi Maruyama e Katsunori Suzuki, l’ Alice of Magic Restaurant porta alla realtà le invenzioni di Lewis Carroll interpretate dai classici disegni di John Tenniel. Tra alberi potati come i semi delle carte […]